Mimesis eLit
la collana dedicata ai talenti della narrativa europea
Please select a page for the Contact Slideout in Theme Options > Header Options

Luka Bekavac

Ben Blushi
maggio 7, 2018 redazione

Ben Blushi, VINCITORE DEL PREMIO LETTERARIO DELL’UNIONE EUROPEA 2014
con Otello, il moro di Valona (Mimesis Edizioni, 2018); tr. it. dalla lingua croata di Elda Katorri.

• • •

Ben Blushi è nato nel 1969 a Tirana (Albania), ha studiato all’università di Tirana, laureandosi in Lingua e letteratura albanese. È stato caporedattore del quotidiano “Koha Jonë” e nel 1999 ha intrapreso la carriera politica nel Gabinetto del Primo Ministro dell’Albania. Per diversi mesi è stato vice-ministro degli Affari esteri, a fine 2000 è diventato Prefetto di Korça e nel 2011 è diventato ministro dell’Educazione.

• • •

Nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo Të jetosh në ishull (Vivere su un’isola), subito diventato un grande successo, vendendo in due mesi oltre 30.000 copie. Il suo acclamato secondo romanzo, Otello il Moro di Valona, è apparso un anno dopo, seguito nel 2011 dal terzo, Shqipëria (Albania). Per questo romanzo è stato insignito dal premio “Autore dell’anno” alla fiera del libro di Tirana del 2009. Nell’aprile del 2014 è uscita la raccolta di saggi Hëna e Shqipërisë (La luna dell’Albania).

• • •

Al Salone Internazionale del libro di Torino, lo scorso sabato 12 maggio, Mimesis ha presentato Otello, il Moro di Valona, dell’albanese Ben Blushi, l’ultimo romanzo pubblicato nella collana eLit, nata grazie al co-finanziamento dell’Unione Europea tramite il programma Europa Creativa. La presentazione, moderata da Anilda Ibrahimi, autrice per Einaudi di diversi romanzi, si è tenuta in collaborazione con l’associazione Italia-Albania, il cui presidente Benko Gjata si è anche prestato a fare da interprete.

Il romanzo Otello, il Moro di Valona, vincitore del Premio Letterario dell’Unione Europea 2014, è un libro che si legge tutto d’un fiato, anche grazie all’incredibile traduzione di Elda Katorri, che di madrelingua non è italiana, bensì albanese, unica eccezione nell’ormai nutrito parterre di traduttori nostrani coinvolti nel progetto che dura dal 2015.
La storia è quella di Otello, questo il nome che Desdemona, una bambina di 8 anni, dà al ragazzo venuto dal deserto dopo aver chiesto a suo padre, Albano Contarini, ricco e noto mercante di Venezia, di comprarlo al porto lagunare dove le navi arrivano per vendere merci di qualunque genere, strappate da mondi lontani. Siamo a metà circa del 1300, l’eco di Marco Polo è ancora fresca e fiorente il commercio con la vicina città di Valona, dominio della famiglia Balsha, nell’Albania inconsapevolmente prossima alla conquista dei Turchi e alla conseguente islamizzazione.
Desdemona è la più piccola di tre figli: Iago, il mezzano, ed Emilia, la più grande. Li cogliamo pochi mesi dopo la morte della loro madre e nel pieno della propria crescita da bambini ad adolescenti, da adolescenti a giovani adulti. Otello irrompe con discrezione in quella che sembra la storia dominante di una famiglia di notabili locali e invece si fa via, via cornice. Il destino lo porta altrove, a vivere storie incredibili, anche dolorose, narrate con una fortissima coesione narrativa interna. Uno stile che a tratti ricorda la semplicità fantastica delle Mille e una notte, a tratti riprende certe mirabolanti fantasticherie da wunderkammer. Possiamo ben definirlo un romanzo adatto a tutte le età: l’adolescente ci vedrà piuttosto una storia d’amore, magari identificandosi con il percorso di formazione del giovane protagonista, l’adulto coglierà (anche) i risvolti storici sul passato dell’Albania e qualche implicita riflessione sul suo futuro, che ora è il suo presente.
Di certo c’è uno sfrontato richiamo alla tragedia di Shakespeare, di cui si pone come un immaginifico prequel: Otello per il Bardo diventerà Moro di Venezia, Desdemona sua moglie, Iago non abbandonerà la sua vena malefica, Emilia continuerà ad amarlo tanto da prestarsi inconsapevolmente alle sue trame. Non manca quel fazzoletto galeotto, che come una piuma aleggia leggera su tutta la storia, posandosi qua e là, animata dai soffi di un imprevedibile destino.

Ben Blushi, perché Shakespeare?

«Perché è molto cinematografico. È più semplice da immaginare. D’altro canto Otello è un personaggio che si sposta, da Venezia e altrove, con Shakespeare potevo farlo muovere. Non l’ho studiato nello specifico, mi piace naturalmente, a chi non piace Shakespeare? È uno scrittore grande, con i suoi personaggi puoi vivere. Nessuno come lui e Omero ha inciso così tanto su scala mondiale».

Shakespeare ambienta molte sue opere in Italia, paese che l’Albania conosce benissimo, in molti parlano italiano, i libri italiani sono tradotti e apprezzati.
«Shakespeare ha cambiato l’Italia: l’ha fatta conoscere nel mondo ai non italiani e ha molto influito nella percezione che dell’Italia si ha nel mondo».

Con Otello, il protagonista, a tratti si sorride, più spesso si soffre. Lei ha sofferto a scrivere la sua storia?
«No, ero felice allora. Avevo temporaneamente lasciato la politica, era il 2009 [nel 2017 l’ha lasciata di nuovo, ora dirige una tv che equivale alla nostra Mediaset, NdR]. Questo è il mio libro più poetico, perché ero influenzato da un buono stato d’animo. Adesso ho molte idee per il prossimo romanzo, ma so che non sarà mai come “Otello”».

E come sarà il prossimo romanzo?
«Sarà più pessimistico. Non perché io sia pessimista, ma perché cerco di capire cosa accade. Il mondo si sta spostando verso nord, tutti i popoli del Mediterraneo migrano verso nord».

Ogni scrittore si nasconde dentro un personaggio. Sbagliamo a dire che lei è il crudele Stefano Gjika, descritto con così tanta precisione, lo scienziato capace in pieno Medioevo di analizzare il mondo in base alle leggi della fisica e non a quelle di Dio?
«Sì, io sono Stefano Gjika, ma non è crudele lui, o meglio, è dolcemente crudele. E ama profondamente gli esseri umani».