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Intervista a Simona Carretta

Simona Carretta: «Tradurre in sintonia con l’opera»
gennaio 30, 2017 Redazione
Intervista a Simona Carretta

Solo l’amore di Laurence Plazenet è il primo romanzo tradotto da Simona Carretta, studiosa di letterature comparate e ricercatrice all’Università di Trento. L’Amour seul è il romanzo vincitore del Premio Letterario Europeo 1012.

L’approdo alla traduzione letteraria segue le iniziali esperienze di traduzione di articoli di critica letteraria. È, dunque, un’avventura appena cominciata, in cui ha riversato le conoscenze linguistiche e letterarie dei suoi studi, legati al romanzo europeo e alla lingua francese. Un legame, quello con la cultura francofona, coltivato durante gli anni di studio in Provenza e a Parigi: un vero e proprio incontro con una cultura e una lingua che hanno contribuito in modo fondamentale alla ricchezza e vitalità della letteratura europea.

Non per niente, sottolinea la studiosa, «il termine romanzo nasce proprio in Francia» e da qui si è irradiato in tutto il continente.

[Il profilo di Simona Carretta]

Simona Carretta

Solo l’amore narra, in una raffinata prosa poetica, la storia d’amore che nasce tra Madamoiselle d’Albrecht e il suo istitutore Ramòn nella Francia del 1600. Un romanzo ispirato alle storie di Eloisa e Abelardo e di Paolo e Francesca che presenta riferimenti filosofici e letterari cari all’autrice.
Simona Carretta si è accostata al suo primo romanzo da traduttrice con vivo interesse, dal momento che ha riscontrato una comunanza di interessi con le tematiche dell’opera «intensa ma breve» di Plazenet.

Simona Carretta racconta il suo lavoro sul romanzo Solo l’amore

«Sono stata contenta di averlo tradotto perché ho apprezzato i riferimenti letterari e filosofici presenti, segni evidenti che mi trovavo davanti al romanzo di una studiosa. L’opera, la cui trama è ridotta a pochi lineamenti, presenta passaggi meditativi che ne esaltano la poeticità. A tratti, il romanzo presenta uno stile lirico: per questo è stato fondamentale entrare in sintonia con il senso dell’opera e la sua musicalità.
La prima cosa che ho ritenuto fondamentale è stata quella di “entrare in contatto con il suo retroterra culturale” informandomi sugli altri romanzi dell’autrice, i suoi studi, i modelli letterari di riferimento; ho anche ascoltato le sue interviste e letto alcune opere di studiosi di cui Plazenet si è occupata. Ritengo che conoscere le letture dell’autore sia il modo migliore per entrare nell’atmosfera e nel registro linguistico del testo che si intende tradurre.»

Q: Un registro linguistico che in lingua originale si avvale del francese classico letterario di impronta secentesca, e che la stessa Plazenet  ha riconosciuto come difficile da tradurre in altre lingue. Allora, quali sono state le scelte linguistiche nella trasposizione in lingua italiana e quali le difficoltà dell’operazione?

«Non ho trovato particolari difficoltà, però ho dovuto riflettere sulla resa linguistica. La scrittrice utilizza una lingua che non è il francese parlato oggi, ma quello letterario che riecheggia la tradizione dei secoli scorsi. Così ho scelto di rispettare lo stesso registro letterario anche in italiano ritenendo che questo fosse il modo migliore per rimanere fedele al testo. Ciò ha riguardato, ad esempio, la scelta dei pronomi: egli-ella, invece dei più informali lui-lei.
Solo l’amore è un romanzo in cui ad essere letteraria non è solo la lingua, ma anche la storia: la protagonista è una studiosa di classici e di questi si nutre.»

Q: È proprio su queste licenze, più o meno condivise, che si basa l’annoso dibattito sul ruolo del traduttore diviso tra il tradimento e la fedeltà. Ma allora, qual è la sua funzione?

«In questi casi, mi piace partire dalla riflessione di uno scrittore e traduttore ungherese, Dezső Kosztolányi. Come scrive in un testo dedicato ai problemi della traduzione, per lui la relazione che vi è tra una buona traduzione e il testo originale non è tanto paragonabile a quella esistente tra un quadro e la sua riproduzione, quanto a quella tra tra il quadro e l’oggetto della realtà che rappresenta, perché “la traduzione è una ricreazione effettuata attraverso lo strumento della lingua”. Per cui mi piace immaginare il traduttore come un artista in contemplazione dell’oggetto della natura a cui si rivolge.»

Q: Quali sono le capacità che un buon traduttore deve avere per adempiere nel modo migliore il suo ruolo?

«Innanzitutto deve essere un buon lettore. Questo significa che deve entrare nell’estetica del romanzo: comprendere, ad esempio,  quando la ripetizione insistita di un termine, nel testo originale, risponde a una logica interna. Un traduttore disattento non coglie questa sfumatura ed è portato a tradurre le ripetizioni ricorrendo a dei sinonimi, il che purtroppo può portare a uno snaturamento dell’opera così come è stata concepita dall’autore.»

Q: In che senso intende la responsabilità del traduttore?

«Il traduttore è responsabile delle scelte che fa. Quando decide di non aderire in maniera identica al testo, lo fa perché il suo intervento è finalizzato a ricreare sul lettore lo stesso effetto che il romanzo originale ha provocato in lui.»

Q: Solo l’amore è stato vincitore dell’European Union Prize for Literature 2012, il cui scopo è diffondere i valori letterari europei che trascendono i confini nazionali. In che modo questo romanzo porta con sé gli ideali del premio?

«Nel romanzo è esplicito il concetto di una cultura europea condivisa. Lo fa attraverso i riferimenti ai modelli classici greci e latini che altro non sono che la base della nostra concezione di Europa. Solo l’amore parla della tradizione letteraria e filosofica europea attraverso un motivo narrativo che vede la protagonista riflettere sui suoi studi e rendersi conto che la lettura dei libri ha influenzato il suo modo di essere. La nostra appartenenza a un sentire europeo trae le sue fonti dalla cultura letteraria, elemento fondativo della nostra identità».